Stai trascurando la tua salvezza?

[5 Novembre]
Meditazione di John Piper

Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza? (Ebrei 2:3)


C’è un senso di maestosità nella tua mente riguardo alla tua salvezza? O piuttosto la trascuri?

Come rispondi alla grandezza della tua salvezza? O la tratti nello stesso modo in cui tratti la tua volontà o l’atto di proprietà della tua auto o della tua casa? Lo hai firmato una volta ed è in qualche cassetto, ma non è davvero qualcosa di importante. Non ha un effetto giornaliero su di te. Praticamente lo ignori.

Ma che cos’è veramente questa così grande salvezza? Ciò che Egli dice è questo:

* Non trascurare l’essere amato da Dio.
* Non trascurare che sei perdonato, accettato, protetto, rafforzato e guidato dal Dio onnipotente.
* Non ignorare il sacrificio della vita di Cristo sulla croce.
* Non ignorare il dono gratuito della giustizia che ti è stata imputata per fede.
* Non trascurare la rimozione dell’ira di Dio e il sorriso riconciliato di Dio
* Non ignorare che lo Spirito Santo vive in te, e la comunione e amicizia del Cristo vivente.
* Non dimenticarti dello splendore della gloria di Dio sul volto di Gesù
* Non ignorare il libero accesso al trono della grazia.
* Non trascurare il tesoro inesauribile delle promesse di Dio.

Questa è un’enorme salvezza. Trascurarla è davvero pessimo. Non ignorarla. Perché se lo farai, perirai senza nessuna via di scampo.

Essere un cristiano è qualcosa di serio – non aspro, ma serio. Dobbiamo essere sinceramente felici della nostra immensa salvezza.

Non saremo sviati da questo momento verso i piaceri passeggeri e suicidi del peccato. Non trascureremo la nostra gioia eterna in Dio – che è ciò che costituisce la salvezza. Ci caveremo gli occhi piuttosto che venire sedotti dall’allontanarci dalla vita eterna.

Il vero problema con l’ansia

[4 Novembre]
Meditazione di John Piper

“Ora se Dio veste in questa maniera l’erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede?” (Matteo 6:30)


Gesù dice che la radice dell’ansia è una fede inadeguata nella grazia futura di nostro Padre.

Una reazione a ciò potrebbe essere: “Questa non è affatto una buona notizia! Infatti, è davvero scoraggiante sapere che ciò che pensavo essere solamente una difficoltà con una personale disposizione all’ansia è piuttosto un problema più profondo riguardo alla mia fiducia in Dio.”

La mia prima risposta è che sono d’accordo, ma che anche non lo sono.

Supponi di aver avuto dei dolori allo stomaco e aver cercato di contrastarli con medicinali e diete di tutti i tipi, senza aver riscontrato alcun giovamento. E supponi che il tuo dottore, dopo un appuntamento di routine, ti dica che hai il cancro nel tuo intestino tenue. Sarebbe forse una buona notizia? Diresti categoricamente di no. E io sono d’accordo.

Ma permettimi di chiedere la domanda in un altro modo: sei contento del fatto che il dottore ha scoperto il tuo cancro mentre si può ancora curare, e che potrebbe essere trattato con successo? Sicuramente diresti, si, sono grato che il dottore ha trovato il vero problema. E anch’io sono d’accordo.

Perciò, la notizia che hai il cancro non è di certo buona. Ma, in un altro senso, è una buona notizia, perché sapere cosa c’è che non va è una buona cosa, specialmente quando il tuo problema può essere curato con successo.

È la stessa cosa per quanto riguarda sapere che il vero problema dietro all’ansia è l’incredulità nelle promesse di grazia futura di Dio. Ed Egli è capace di operare una guarigione meravigliosa quando rivolgiamo a Lui il nostro grido d’aiuto: “Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità!” (Marco 9:24).

Il significato della sofferenza

[3 Novembre]
Meditazione di John Piper

Stimando gli oltraggi di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto, perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa. (Ebrei 11:26)


Non scegliamo la sofferenza semplicemente perché ci viene detto di farlo, ma per Colui che ci dice di descriverla come la strada per la gioia eterna.

Egli ci chiama all’obbedienza della sofferenza non per dimostrare la forza della nostra devozione al dovere, per rivelare il vigore della nostra risolutezza morale o per provare quanto è grande la nostra tolleranza al dolore, ma piuttosto per manifestare, con la nostra fede semplice, quanto infinitamente preziose sono le sue promesse e che esse ci soddisfano pienamente.

Mosè “[preferì] essere maltrattato con il popolo di Dio che godere per breve tempo i piaceri del peccato…perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa” (Ebrei 11:25-26). Perciò, la sua obbedienza ha glorificato il Dio di grazia, e non la sua risolutezza nel soffrire.

Questa è l’essenza dell’edonismo cristiano. Nella ricerca della gioia attraverso la sofferenza, noi esaltiamo il valore della Fonte della nostra gioia, che ci soddisfa pienamente. Dio stesso risplende nel suo splendore alla fine del tunnel del nostro dolore.

Se non capiamo che Egli è l’obiettivo e la base della nostra gioia nella sofferenza, allora il significato stesso della nostra sofferenza si perderà.

Il significato è questo: Dio è il guadagno. Dio è il guadagno. Dio è il guadagno.

Lo scopo principale dell’uomo è glorificare Dio. Ed è ancor più vero nella sofferenza rispetto a qualsiasi altra cosa che Dio è maggiormente glorificato in noi quanto più noi siamo soddisfatti in Lui.

Gioia nel dolore

[2 Novembre]
Meditazione di John Piper

“Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli” (Matteo 5:11-12)


L’edonismo cristiano dice che ci sono diversi modi di gioire nella sofferenza in quanto cristiani. Tutti questi modi devono essere ricercati come espressione della grazia di Dio che è pienamente sufficiente e pienamente soddisfacente.

Uno dei modi di gioire nella sofferenza proviene dal fissare fermamente le nostre menti su quanto meravigliosa sarà la ricompensa che ci verrà data nella resurrezione. L’effetto di questa messa a fuoco è quello di far sembrare piccolo il nostro dolore attuale se confrontato a ciò che verrà: “Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che deve essere manifestata a nostro riguardo” (Romani 8:18; cf. 2 Corinzi 4:16). Gioire a motivo della nostra ricompensa futura, non solo renderà la sofferenza tollerabile, ma renderà anche l’amore possibile.

“Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande” (Luca 6:35). Sii generoso con i poveri “ e sarai beato, perché non hanno modo di contraccambiare; infatti il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti” (Luca 14:14).

Un altro modo di gioire nella sofferenza proviene dagli effetti della sofferenza sulla certezza della nostra speranza. La gioia nell’afflizione è radicata nella speranza della resurrezione, ma la nostra esperienza di sofferenza riesce a rendere più profonde le radici di quella speranza.

Per esempio, Paolo dice: “non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza, esperienza, e l’esperienza, speranza” (Romani 5:3-4).

Qui, la gioia di Paolo non è solamente radicata nella sua grandiosa ricompensa, ma anche nell’effetto della sofferenza che rende solida la sua speranza nella ricompensa. Le afflizioni producono pazienza, e la pazienza produce la consapevolezza che la nostra fede è reale e genuina, e ciò rafforza la nostra speranza che per certo otterremo Cristo.

La sofferenza di Cristo in noi

[1 Novembre]
Meditazione di John Piper

Ora sono lieto di soffrire per voi; e quel che manca alle afflizioni di Cristo lo compio nella mia carne a favore del suo corpo che è la chiesa. (Colossesi 1:24)


Cristo ha preparato un’offerta d’amore per il mondo, soffrendo e morendo per i peccatori. È completa e non manca di nulla – eccetto una cosa soltanto, ovvero una personale presentazione da parte di Cristo stesso alle nazioni del mondo.

La risposta di Dio a questa mancanza è chiamare il popolo di Cristo (persone come Paolo) a fare una presentazione personale delle afflizioni di Cristo a tutto il mondo. Facendo ciò, compiamo “quel che manca alle afflizioni di Cristo.” Completiamo ciò per cui siamo stati intesi, ovvero, una presentazione personale a coloro che non conoscono il valore infinito delle sofferenze di Cristo.

Ma la cosa più sorprendente di Colossesi 1:24 è come Paolo compia ciò che manca alle afflizioni di Cristo.

Paolo dice che è la sua stessa sofferenza a “compiere” le afflizioni di Cristo. Ciò significa, allora, che Paolo mostra le sofferenze di Cristo soffrendo lui stesso per coloro che cerca di conquistare a Cristo. Nelle sue sofferenze essi vedono le sofferenze di Cristo.

Questo è un risultato stupefacente: Dio intende che le afflizioni di Cristo siano presentate al mondo attraverso le afflizioni del suo popolo.

Dio intende davvero che il corpo di Cristo, la chiesa, sperimenti alcune delle sofferenze che Gesù ha sperimentato in modo quando proclamiamo la Croce come l’unico modo di vivere, le persone possano vedere i segni della Croce in noi e provare l’amore della Croce da parte nostra.

La scuola della sofferenza

[31 Ottobre]
Meditazione di John Piper

“La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza.” (2 Corinzi 12:9)


Questo è lo scopo universale di Dio per tutta la sofferenza cristiana: maggiore appagamento in Dio e minore soddisfazione in se stessi e nel mondo. Non ho mai sentito nessuno dire: “le lezioni più profonde della mia vita le ho imparate grazie a momenti facili e segnati dal benessere.”

Ma ho sentito dei grandi uomini di fede dire: “Ogni passo in avanti che ho mai fatto nel riuscire a comprendere la profondità dell’amore di Dio e nel crescere con Lui è stato possibile grazie alla sofferenza.”

La perla di più grande valore è la gloria di Cristo.

Perciò, Paolo sottolinea che nelle nostre sofferenze la gloria della grazia pienamente sufficiente di Cristo viene magnificata. Se ci affidiamo a Lui nelle avversità ed Egli sostiene il nostro “gioire in speranza”, allora Egli si dimostra essere il Dio di grazia e forza che ci soddisfa pienamente.

Se ci aggrappiamo a Lui “quando la nostra anima cede su tutti i fronti”, allora dimostriamo che Egli è più desiderabile di qualsiasi altra cosa che abbiamo perso.

Cristo ha detto all’apostolo che soffriva: “La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza.” E Paolo ha risposto: “Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amore di Cristo; perché quando sono debole, allora sono forte” (2 Corinzi 12:9-10).

Perciò la sofferenza è chiaramente concepita da Dio non solo come un modo per non far dipendere i credenti su loro stessi, ma piuttosto sulla grazia, ma anche come un modo per mettere in risalto quella grazia e farla risplendere.

Le cose più profonde della vita in Dio sono scoperte grazie alla sofferenza.

Il pericolo di allontanarsi

[30 Ottobre]
Meditazione di John Piper

Perciò bisogna che ci applichiamo ancora di più alle cose udite, per timore di essere trascinati lontano da esse. (Ebrei 2:1)


Tutti conosciamo delle persone a cui sia successo. Non c’è nessun tipo di urgenza. O di attenzione. Non si è intenzionali nell’ascoltare, nel considerare o nel fissare il proprio sguardo su Gesù. E il risultato non è uno stare ben saldi, ma un allontanamento.

Questo è il punto: non c’è nessuno stare in piedi. La vita in questo mondo non è come un lago. È un fiume. Che scorre verso la distruzione. Se non ascolti Gesù con attenzione, se non lo consideri quotidianamente e se non fissi il tuo sguardo su di Lui ora dopo ora, allora non riuscirai a stare in piedi; andrai indietro, trascinato dalla corrente.

Andare alla deriva è qualcosa di mortale nella vita cristiana. E il rimedio, secondo Ebrei 2:1, è questo: “bisogna che ci applichiamo ancora di più alle cose udite.” Ovvero, considera ciò che Dio dice attraverso suo Figlio Gesù. Fissa il tuo sguardo su ciò che Dio sta dicendo e facendo nel Figlio di Dio, Gesù Cristo.

Questo non è un colpo duro da imparare in modo che possiamo nuotare contro il fiume del peccato e dell’indifferenza. L’unica cosa che ci trattiene dal nuotare così è il nostro desiderio peccaminoso di nuotare con gli altri interessi.

Ma non lamentiamoci del fatto che Dio ci ha dato un duro compito. Ascolta, considera e fissa il tuo sguardo – questa non è quella che chiameresti la descrizione di un duro lavoro. Anzi, non è proprio una descrizione di un lavoro. È un invito solenne ad essere soddisfatto in Gesù, in modo che non veniamo distratti da desideri ingannevoli.

Se oggi senti di star andando alla deriva, uno dei segnali di speranza del fatto che sei nato di nuovo è che ti senti un rimorso per questo, è che c’è un desiderio crescente nel tuo cuore di rivolgere nuovamente lo sguardo su Gesù, di considerarlo e di ascoltarlo nei giorni, mesi e anni che verranno.

Malattia, peccato o sabotaggio

[29 Ottobre]
Meditazione di John Piper

Tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me. (2 Corinzi 12:8)


Tutta la vita, se è vissuta in fede e con fervore nella ricerca della gloria di Dio e della salvezza degli altri, per il credente è come se andasse in una città infestata dalle malattie. La sofferenza che ne deriva è parte del costo di vivere in obbedienza alla chiamata di Dio.

Quando scegliamo di seguire Cristo nel modo in cui Egli ci indica, scegliamo tutto ciò che questo cammino include sotto la sua sovrana provvidenza. Perciò, tutta la sofferenza che deriva dal cammino di obbedienza è sofferenza con Cristo e per Cristo – sia che sia il cancro o un conflitto.

E la “scegliamo” – ovvero, prendiamo volontariamente la via dell’ubbidienza in cui c’è la sofferenza, e non borbottiamo contro Dio. Possiamo pregare, come fece Paolo, affinché la sofferenza possa essere rimossa (2 Corinzi 12:8); ma se Dio vuole, la abbracciamo come parte del costo del nostro discepolato, nella via dell’ubbidienza verso il paradiso.

Tutte le esperienze di sofferenza nel cammino dell’obbedienza cristiano, sia che provengano dalla persecuzione, dalla malattia o da un incidente, hanno questo in comune: minacciano la nostra fede nella bontà di Dio e ci tentano nel lasciare la strada dell’obbedienza.

Perciò, qualsiasi trionfo nella fede e tutta la perseveranza nell’obbedienza testimoniano della bontà di Dio e di quanto Cristo sia prezioso – sia che il nemico, sia la malattia, Satana, il peccato, o un sabotaggio. Perciò, tutta la sofferenza, di qualsiasi tipo essa sia, che riusciamo a sopportare nel nostro cammino della chiamata cristiana è una sofferenza “con Cristo” e “per Cristo”.

Con Lui nel senso che la sofferenza arriva quando camminiamo con lui per fede e nel senso che riusciamo a sopportarla grazie alla forza che Egli ci dona a motivo del suo ministero di sommo sacerdote che simpatizza con noi nelle nostre debolezze (Ebrei 4:15).

Per Lui nel senso che la sofferenza ci testa e mette alla prova la nostra fedeltà nella sua bontà e potere e nel senso che essa rivela il valore di Cristo in quanto risarcimento pienamente sufficiente e premio.

Una ricompensa radicale

[28 Ottobre]
Meditazione di John Piper

“In verità vi dico che non vi è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, [o moglie,] o padre, o figli, o campi, a causa mia e a causa del vangelo, il quale ora, in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna.” (Marco 10:29-30)


Ciò che Gesù intende in questo passo è che Egli stesso è la ricompensa per ogni sacrificio.

  • Se lasci l’affetto e l’interessamento di una mamma vicina, riceverai cento volte tanto l’affetto e l’interessamento da parte di Cristo che è sempre presente.
  • Se lasci la gioiosa vicinanza di un fratello, riceverai cento volte tanto la gioia e la vicinanza di Cristo.
  • Se lasci la sensazione di sentirti a casa tra le mura del tuo appartamento, riceverai cento volte tanto la comodità e la sicurezza di sapere che il tuo Signore possiede qualsiasi edificio.

Ai futuri missionari, Gesù dice: “Ti prometto che opererò per te e sarò per te così tanto che non potrai dire di aver sacrificato niente.”

Qual’è stato l’atteggiamento di Gesù allo spirito “di sacrificio” di Pietro? Pietro ha detto: “Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito” (Marco 10:28). È forse questo lo spirito di “negazione di se stessi” che Gesù ammira? No, suona invece come un rimprovero.

Gesù ha detto: “Nessuno ha mai sacrificato niente per me che io non ripaghi cento volte tanto – si, in un certo senso anche in questa vita, per non parlare della vita eterna nell’era a venire.”

Con Dio è possibile

[27 Ottobre]
Meditazione di John Piper

“Ho anche altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce.” (Giovanni 10:16)


Dio ha delle pecore in ogni gruppo etnico. Egli le chiamerà con il suo potere di Creatore. Ed esse crederanno! Che potenza c’è in queste parole, che ci può aiutare a sconfiggere lo scoraggiamento dei luoghi più resistenti al vangelo!

La storia di Peter Cameron Scott è una buona illustrazione. Peter nacque a Glasgow nel 1867 e fondò la società missionaria AIM “Africa Inland Mission”. Ma il suo periodo iniziale in Africa non fu per niente incoraggiante.

Il suo primo viaggio si concluse per via della malaria che lo rispedì a casa. Appena si riprese, però, decise di farci ritorno. Il ritorno gli fu specialmente gradito, perché quella volta suo fratello John andò con lui. Ma ben presto John fu ucciso dalla febbre.

Tutto solo, Peter seppellì suo fratello e nell’agonia di quei giorni si impegnò a predicare il vangelo in Africa. Ma ancora una volta la sua salute lo abbandonò, e fu costretto a tornare in Inghilterra.

Come ha fatto a stare in piedi nonostante la desolazione e la depressione di quei giorni? Aveva fatto una promessa a Dio. Ma dove aveva trovato la forza di tornare in Africa? Agli uomini è impossibile!

Trovò la forza nell’abbazia di Westminster. Lì si trova ancora la tomba di David Livingstone. Scott entrò nell’abbazia in silenzio, scorse la tomba e si inginocchiò davanti ad essa per pregare. Lesse un’inscrizione che dice:

HO ANCHE ALTRE PECORE, CHE NON SONO DI QUEST’OVILE; ANCHE QUELLE DEVO RACCOGLIERE.

Si alzò in piedi con una nuova speranza. E tornò in Africa. E ancora oggi, la società missionaria che ha fondato è una forza crescente e dinamica per il vangelo in Africa.

Se la tua gioia più grande è sperimentare di essere ripieno della grazia di Dio e che essa straripi in bene per gli altri, allora la notizia migliore al mondo è che Dio farà l’impossibile attraverso di te per la salvezza del suo popolo che ancora non è stato raggiunto.