Per il piccolo popolo di Dio

[4 Dicembre]
Meditazione di John Piper

In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l’impero. Questo fu il primo censimento fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Dalla Galilea, dalla città di Nazaret, anche Giuseppe salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme, perché era della casa e della famiglia di Davide, per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta. (Luca 2:1-5)


Hai mai pensato a quanto sia stupendo che Dio abbia stabilito prima del tempo che il Messia sarebbe nato a Betlemme (come mostra la profezia in Michea 5) e che la mamma del Messia e il suo padre legittimo vivessero a Nazaret? E che, per adempiere la sua parola e portare due piccole persone a Betlemme per quel primo Natale, Dio abbia messo in mente a Cesare Augusto che tutto il mondo romano dovesse fare il censimento nella propria città d’origine?

Ti sei mai sentito, come mi sento io, piccolo ed insignificante in un mondo di sette miliardi di persone, dove le notizie che fanno rumore sono quelle delle grandi manovre politiche, economiche e sociali oppure riguardano persone famose che hanno tanto potere e prestigio?

Se ti senti così, non permettere che ciò ti renda infelice o demoralizzato. Perché è implicito nella Scrittura che tutte le enormi forze politiche così come tutti i giganti industriali, senza nemmeno saperlo, sono guidati da Dio, non per il loro bene, ma per il bene del piccolo popolo di Dio – piccole persone come Maria e Giuseppe che sono andati da Nazaret a Betlemme. Dio dirige un impero per benedire i suoi figli.

Non pensare, a causa delle avversità che sperimenti, che la mano del Signore si sia accorciata. Non è la nostra prosperità materiale, ma la nostra santità che Egli ricerca con tutto il suo cuore. E governa il mondo secondo quel principio. Come dice Proverbi 21:1: “Il cuore del re, nella mano del Signore, è come un corso d’acqua; egli lo dirige dovunque gli piace.”

Egli è un grande Dio per persone piccole, e possiamo gioire del fatto che, a loro insaputa, tutti i re, i presidenti, i primi ministri e i cancellieri del mondo seguono i decreti sovrani del nostro Padre in cielo, in modo che noi, suoi figli, possiamo essere conformati all’immagine di suo Figlio Gesù Cristo.

La visitazione da tempo aspettata

[3 Dicembre]
Meditazione di John Piper

“Benedetto sia il Signore, il Dio d’Israele, perché ha visitato e riscattato il suo popolo, e ci ha suscitato un potente Salvatore nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi santi profeti; uno che ci salverà dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano…” (Luca 1:68-71)


Nota due cose rimarchevoli in queste parole di Zaccaria in Luca 1.

La prima è che solo nove mesi prima Zaccaria non avrebbe mai pensato che sua moglie potesse avere un bambino. Ora, ripieno dello Spirito Santo, è così fiducioso nell’opera redentrice di Dio nel Messia che sta arrivando, tanto da parlare al passato. Perché per una mente piena di fede, un atto promesso da Dio è considerato come già compiuto. Zaccaria ha imparato a prendere Dio in parola e perciò ha una notevole sicurezza: “Dio ha visitato e ha riscattato!”

E secondo, la venuta di Gesù il Messia è una visitazione di Dio al nostro mondo: “il Dio d’Israele ha visitato e riscattato.” Per secoli, i giudei avevano languito per la convinzione che Dio si fosse ritirato via da loro: lo spirito di profezia era cessato e Israele era caduto nelle mani di Roma. E tutti coloro che erano rimasti devoti a Dio in Israele stavano aspettando la visitazione di Dio. Luca ci dice in 2:25 che il devoto Simeone “aspettava la consolazione d’Israele.” E in Luca 2:38 Anna, la donna di preghiera, era tra quelli che “aspettavano la redenzione di Gerusalemme.”

Quelli erano giorni di grande aspettativa. Ora la visitazione di Dio per la quale si era tanto aspettato stava per accadere – e sicuramente stava per arrivare in un modo che nessuno avrebbe immaginato.

Il meraviglioso Dio di Maria

[2 Dicembre]
Meditazione di John Piper

“L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore, perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva. Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché grandi cose mi ha fatte il Potente. Santo è il suo nome, e la sua misericordia si estende di generazione in generazione su quelli che lo temono. Egli ha operato potentemente con il suo braccio: ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore, ha detronizzato i potenti e ha innalzato gli umili, ha colmato di beni gli affamati e ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servitore, ricordandosi della misericordia, di cui aveva parlato ai nostri padri, verso Abraamo e verso la sua discendenza per sempre.” (Luca 1:46-55)


Maria riesce a vedere chiaramente qualcosa di veramente rimarchevole riguardo Dio: Egli sta per cambiare il corso di tutta la storia umana; le tre decadi più importanti di tutti i tempi stanno per iniziare.

E dov’è Dio? Si sta occupando di due donne umili e sconosciute – una più grande e sterile (Elisabetta), ed una giovane e vergine (Maria). E Maria è così commossa da questa visione di Dio, che ama gli umili, che non può fare a meno di cantare – un cantico che è anche conosciuto come “il Magnificat” (Luca 1:46-55).

Maria ed Elisabetta sono due meravigliose eroine nel resoconto di Luca. Lui ama la fede di queste donne. La cosa che lo stupisce di più e che vuole rimanga impressa a Teofilo, il suo nobile lettore, appare essere dalle sue parole la modestia e la gioiosa umiltà di Elisabetta e Maria.

Elisabetta dice (Luca 1:43): “Come mai mi è dato che la madre del mio Signore venga da me?” E Maria dice (Luca 1:48): “Egli ha guardato alla bassezza della sua serva.”

Le uniche persone le cui anime possono davvero magnificare il Signore sono persone come Elisabetta e Maria – persone che riconoscono la loro bassezza e sono sopraffatte dalla condiscendenza del Dio magnifico.

Prepara la via

[1 Dicembre]
Meditazione di John Piper

“Ricondurrà molti dei figli d’Israele al Signore, loro Dio; andrà davanti a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per volgere i cuori dei padri ai figli e i ribelli alla saggezza dei giusti, per preparare al Signore un popolo ben disposto.” (Luca 1:16-17)


L’Avvento può fare per noi ciò che Giovanni Battista ha fatto per Israele. Non farti trovare impreparato dal Natale. Intendo Spiritualmente impreparato. Le sue gioie e il suo impatto saranno molto più grandi se sarai pronto.

In modo che tu sia pronto

Prima di tutto, medita sul fatto che abbiamo bisogno di un Salvatore. Il Natale è un atto d’accusa prima che diventi un diletto. Non avrà gli effetti intesi fino a quando non sentiamo il bisogno disperato di un Salvatore. Fà in modo che queste brevi meditazioni sull’Avvento possano risvegliare in te un senso dolce-amaro riguardo al bisogno di un Salvatore.

Secondo, impegnati in una seria introspezione. L’Avvento del Natale è come la quaresima per la Pasqua. “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:23). Facciamo in modo che ogni cuore gli prepari una stanza…facendo pulizia in tutta la casa.

Terzo, crea nella tua casa anticipazione, senso di attesa ed emozione attorno alla persona di Dio – specialmente per i bambini. Se tu sei emozionato riguardo a Cristo, anche loro lo saranno. Se renderai il Natale eccitante solo per il suo aspetto materialistico, come potranno i bambini essere assetati di Dio? Usa la tua immaginazione per fare in modo che la meraviglia per l’arrivo del Re sia visibile per i bambini.

Quarto, dimora nella Scrittura, e memorizza dei passi straordinari della Scrittura. Il Signore dice: “La mia parola non è forse come un fuoco?” (Geremia 23:29). Radunatevi attorno a quel fuoco durante il periodo dell’Avvento. Sentite quanto calore emana. E ammirate le scintille della sua grazia. Esso guarisce migliaia di ferite. Ed è vera luce per le notti più buie.

 

La vergogna che trionfa sulla croce

[30 Novembre]
Meditazione di John Piper

Non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote, che entra ogni anno nel luogo santissimo con sangue non suo. In questo caso, egli avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo; ma ora, una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio. (Ebrei 9:25-26)


Non dobbiamo dare per scontato che i peccatori dovrebbero essere i benvenuti in paradiso.

Dio è santo, puro e perfettamente giusto. Tuttavia l’intera storia della Bibbia ci parla di come un Dio così meraviglioso e santo accolga degli sporchi peccatori come me e te alla sua presenza. Come può accadere tutto ciò?

Il versetto 25 dice che il sacrificio di Cristo per il peccato non è stato come i sacrifici dei sommi sacerdoti del popolo d’Israele. Loro entravano nel luogo santo ogni anno con sacrifici di animali per espiare i peccati del popolo. Ma questi versetti dicono che Cristo non è entrato in cielo “per offrire se stesso più volte…In questo caso, egli avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo.”

Se Cristo avesse seguito lo schema dei sacerdoti, allora sarebbe dovuto morire ogni anno. E dato che i peccati che doveva coprire includevano quelli di Adamo ed Eva, allora Egli avrebbe dovuto iniziare le morti annuali a partire dalla fondazione del mondo. Ma lo scrittore di Ebrei tratta questa argomentazione come impensabile.

Perché è impensabile? Perché renderebbe la morte del Figlio di Dio debole e inefficace. Se deve essere ripetuta anno dopo anno per secoli, dove sarebbe il trionfo? Dove vedremmo il valore infinito del sacrificio del Figlio? Esso svanirebbe nella vergogna di una sofferenza e morte annuali.

C’è stata vergogna nella croce, ma una vergogna trionfante. “Egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio” (Ebrei 12:2).

Questo è il vangelo della gloria di Cristo, l’immagine di Dio (2 Corinzi 4:4). Prego che tu possa vedere la luce di questa gloria e credere, non importa quanto sporco di peccato tu possa essere.

L’unica cosa capace di ripulire la coscienza

[29 Novembre]
Meditazione di John Piper

Quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offrì se stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente. (Ebrei 9:14)


Eccoci qui nell’era moderna – l’era di internet, degli smartphones, dei viaggi nello spazio, e dei trapianti di cuore – e il nostro problema è fondamentalmente lo stesso di sempre: le nostre coscienze ci condannano e ci fanno sentire inaccettabili per Dio. Siamo alienati da Dio.

Possiamo provocarci dei tagli, gettare i nostri bambini in un fiume sacro, dare un milione di dollari in beneficienza, servire alla Caritas, oppure compiere mille altre forme di penitenza o di autolesionismo, e il risultato sarà sempre lo stesso: le macchie rimangono e la morte ci terrorizza.

Sappiamo che la nostra coscienza è contaminata – non con cose esteriori come toccare un cadavere, un pannolino sporco o un cosciotto di maiale. Gesù ha detto che è ciò che esce da un uomo che lo contamina, e non ciò che vi entra (Marco 7:15-23). Siamo contaminati da comportamenti come l’orgoglio, l’autocommiserazione, il rancore, il desiderio, l’invidia, la gelosia, la cupidigia, l’apatia e la paura.

L’unica risposta per quest’epoca moderna, così come per tutte le altre epoche, è il sangue di Cristo. Quando la tua coscienza si risveglia e ti condanna, dove volgerai lo sguardo? Ebrei 9:14 ci dà la risposta: rivolgiamoci a Cristo.

Volgiamoci verso il sangue di Cristo. Affidiamoci all’unico agente pulente in tutto l’universo che può darci sollievo nella vita e pace nella morte.

La radice dell’ingratudine

[28 Novembre]
Meditazione di John Piper

Perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio, né lo hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. (Romani 1:21)


Quando la gratitudine nei confronti di Dio fiorisce nel cuore dell’uomo, Egli è magnificato in quanto ricca fonte delle nostre benedizioni. Egli viene riconosciuto come il donatore e benefattore e perciò come glorioso.

Ma quando la gratitudine per la bontà di Dio nei nostri confronti non fiorisce nei nostri cuori, probabilmente significa che non vogliamo dargli i nostri omaggi; non vogliamo magnificarlo come il nostro benefattore.

E c’è un’ottima ragione per la quale gli esseri umani per natura non vogliono glorificare Dio con ringraziamenti ed esaltarlo in quanto loro benefattore. La ragione è che questo sminuisce la loro gloria propria, e tutte le persone, per natura, amano la propria gloria più della gloria di Dio.

Alla radice di tutta l’ingratitudine c’è l’amore per l’importanza e la grandezza di se stessi. Perché una gratitudine genuina ammette che siamo beneficiari di un’eredità non guadagnata. Siamo degli zoppi che si appoggiano alla stampella a forma di croce di Gesù Cristo. Siamo dei paralitici che vivono minuto per minuto grazie al polmone d’acciaio della misericordia di Dio. Siamo come bambini che dormono nella culla del cielo.

L’uomo naturale odia dover pensare a se stesso secondo queste immagini: beneficiario immeritevole, zoppo, paralitico, bambino. Queste immagini lo derubano di tutta la sua gloria e la danno tutta a Dio.

Perciò, se un uomo ama la sua propria gloria, e apprezza la propria autosufficienza, e odia pensare a se stesso come ad un peccatore e ad un disperato, non proverà mai una gratitudine genuina per il vero Dio e perciò non magnificherà mai Dio, ma soltanto se stesso.

“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori” (Marco 2:17).

Gesù non ha niente a che fare con coloro che insistono di stare bene. Egli esige qualcosa importante: che ammettiamo di non essere importanti. Questa è una pessima notizia per l’arrogante, ma sono parole dolci come il miele per coloro che hanno abbandonato la loro farsa dell’autosufficienza e stanno invece ricercando Dio.

Come magnificare Dio

[27 Novembre]
Meditazione di John Piper

Celebrerò il nome di Dio con un canto, lo esalterò con il mio ringraziamento. (Salmo 69:30)


Ci sono due tipi di ingrandimento: con il microscopio e con il telescopio. Il primo fa in modo che qualcosa di piccolissimo possa essere ingrandito. E il secondo fa in modo che qualcosa di enorme inizi a sembrare grande quanto realmente sia.

Quando Davide dice: “esalterò Dio con il mio ringraziamento”, non vuole certo dire: “farò sembrare un Dio piccolo più grande di ciò che Egli è”. Ma intende dire: “farò in modo che un Dio grande inizi a sembrare grande quanto realmente è.”

Non siamo chiamati ad essere microscopi, ma telescopi. I credenti non sono chiamati ad esaltare il proprio prodotto rispetto a tutta la proporzione della realtà, quando sanno che il prodotto dei loro competitori è nettamente superiore. Non c’è niente e nessuno superiore a Dio. E perciò la chiamata di coloro che amano Dio è di fare in modo che la sua grandezza inizi ad apparire grande quanto realmente essa sia.

Il dovere completo di un cristiano può essere riassunto così: senti, pensa e agisci in un modo che rende Dio grande quanto Egli è realmente. Sii un telescopio per il mondo dell’infinita ricchezza stellata per la gloria di Dio.

Questo è ciò che significa per un credente magnificare o esaltare Dio. Ma non puoi magnificare ciò che non hai visto o ciò che dimentichi facilmente.

Perciò, il nostro primo dovere è vedere e ricordare la grandezza e la bontà di Dio. Perciò preghiamo il Signore: “Apri gli occhi del mio cuore”, e predichiamo alle nostre anime: “Anima mia, non dimenticare nessuno dei suoi benefici!”

 

Gesù prega per noi

[26 Novembre]
Meditazione di John Piper

Egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro. (Ebrei 7:25)


Questo versetto dice che Cristo può salvare perfettamente – e per sempre – dal momento che vive per intercedere per noi. In altre parole, Egli non potrebbe salvarci per sempre se non intercedesse per noi per sempre.

Ciò significa che la nostra salvezza è sicura quanto il sacerdozio di Cristo sia indistruttibile. Ecco perché abbiamo bisogno di un sommo sacerdote che sia al di sopra di qualsiasi umano. La deità di Cristo assicura il suo indistruttibile sacerdozio per noi.

E questo vuol dire anche che non dovremmo parlare della nostra salvezza in termini statici come spesso facciamo – come se avessimo fatto qualcosa una volta in un atto di decisione. Quello non è tutto.

In questo stesso giorno sono salvato dall’eterna intercessione di Gesù in cielo. Gesù sta pregando per noi e quella è la nostra salvezza.

Siamo salvati eternamente da preghiere eterne (Romani 8:34) e dalla difesa di Cristo in quanto avvocato (1 Giovanni 2:1) in cielo e sommo sacerdote. Egli prega per noi e le sue preghiere vengono risposte perché Egli prega perfettamente sulla base del suo sacrificio perfetto.

Glorificare Dio attraverso il ringraziamento

[25 Novembre]
Meditazione di John Piper

Tutto ciò infatti avviene per voi, affinché la grazia che abbonda per mezzo di un numero maggiore di persone moltiplichi il ringraziamento alla gloria di Dio. (2 Corinzi 4:15)


La gratitudine è gioia nei confronti di Dio per la sua grazia. Ma, proprio per la sua natura, la gratitudine glorifica il donatore. Essa riconosce i suoi stessi bisogni e la beneficienza del donatore.

Nello stesso modo in cui io mi abbasso ed esalto la cameriera in un ristorante quando le dico “Grazie”, mi umilio ed esalto Dio quando provo gratitudine nei suoi confronti. La differenza è che, senza dubbio, sono infinitamente in debito con Dio per la sua grazia, e per qualsiasi cosa Egli fa per me che è gratuita e immeritata.

Ma il punto della gratitudine è che glorifica il donatore. Glorifica Dio. E questo è lo scopo finale di Paolo in tutti i suoi sforzi: per il bene della chiesa – si; ma, soprattutto per la gloria di Dio.

La cosa meravigliosa riguardo il vangelo è che la risposta che richiede da parte nostra per la gloria di Dio è anche la risposta che pensiamo sia la più naturale e gioiosa; ovvero la gratitudine per la grazia ricevuta. La gloria di Dio e la nostra contentezza non sono in competizione.

Una vita che dà gloria a Dio per la sua grazia e una vita di profonda felicità sono sempre la stessa vita. E ciò che le rende una cosa sola è proprio la gratitudine.