La chiave per un amore radicale

[21 Aprile]
Meditazione di John Piper

“Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e , mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.” (Matteo 5:11-12)


Una delle domande che ho chiesto recentemente, mentre predicavo da Matteo 5:44 sull’amare i propri nemici, era: Come fai ad amare qualcuno che ti rapisce e poi ti uccide?

Come possiamo amarlo? Da dove viene la forza di amare? Pensa a quanto sia sorprendente quando ciò accade nel mondo reale! C’è qualcosa che mostri la verità, il potere e la realtà di Cristo più di questo?

Penso che nello stesso capitolo, Gesù ci dia la chiave per questo amore radicale, disposto a sacrificare se stesso.

In Matteo 5:11-12, Gesù parlò ancora riguardo al venire perseguitati. Ciò che è degno di nota riguardo a questi versetti è che Gesù dice che non solo puoi sopportare i soprusi dei nemici, ma puoi anche gioirne. Questo ci sembra essere davvero fuori dalla nostra portata. Se puoi davvero farlo – se puoi davvero rallegrarti mentre vieni perseguitato – allora è anche possibile amare coloro che ti perseguitano. Se il miracolo di riuscire a gioire in mezzo all’orrore dell’ingiustizia, del dolore e delle perdite può avvenire, allora anche il miracolo di riuscire ad amare i persecutori può accadere.

Gesù, in questi versetti, ci dà la chiave per la gioia. Dice: “Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli.” La chiave per la gioia è la fede nella grazia futura di Dio – “il vostro premio è grande nei cieli.” Penso che questa gioia si trovi nel potere liberatorio di amare i nostri nemici quando essi ci perseguitano. Se questo è vero, allora il comandamento di amare è il comandamento ad aspirare alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra (Colossesi 3:2).

Il comandamento di amare i nostri nemici è il comandamento a trovare la nostra speranza e la nostra soddisfazione in Dio e nel suo enorme premio – la sua grazia futura. La chiave per un amore radicale è la fede nella grazia futura. Dobbiamo essere persuasi, mentre siamo nell’agonia, che l’amore di Dio “vale più della vita” (Salmo 63:3). Amare il tuo nemico non ti farà guadagnare il premio che è nei cieli; ma desiderare il premio nei cieli ti darà la capacità di amare il tuo nemico.

La paura di allontanarsi

[20 Aprile]
Meditazione di John Piper

Quant’è grande la bontà che tu riservi a quelli che ti temono e di cui dai prova in presenza dei figli degli uomini, verso quelli che confidano in te! (Salmo 31:19)


Considera queste due importanti verità nel Salmo 31:19.

1) La bontà del Signore

C’è una bontà particolare di Dio. Ovvero, non c’è solo la bontà generale di Dio, che Egli estende a tutti, facendo in modo che il sole sorga sia sui buoni sia su i malvagi (Matteo 5:45). C’è anche una bontà particolare per “quelli che lo temono”.

Questa bontà non si può misurare. È sconfinata. E dura per sempre. Comprende qualsiasi cosa. Questa bontà è solo per coloro che lo temono. Tutto coopera al loro bene. Persino le loro afflizioni portano ad un profitto (Romani 5:3-5).

Coloro che non temono il Signore ricevono solo bontà temporanea – una bontà che non conduce al pentimento, ma ad una peggiore distruzione (Romani 2:4).

2) Il timore del Signore

Il timore del Signore è la paura di allontanarsi da Lui. Il timore si esprime nel voler confidare in Dio. Ecco perché vengono menzionate due condizioni nel Salmo 31:19 – avere timore del Signore e confidare in Lui.

Potrebbero sembrarci opposte. Il timore sembra allontanare e il confidare sembra avvicinare. Quando ci rendiamo conto che questo timore è il timore di non essere vicini al Signore, allora le due cose vanno di pari passo.

I santi si accostano con tremore. “Adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore” (Filippesi 2:12). Ma è il tremore di qualcuno che viene stretto tre le braccia del Padre, che lo ha appena tratto fuori dalla forte corrente dell’oceano.

Un futuro per i nostri fallimenti

[19 Aprile]
Meditazione di John Piper

“Non temete; è vero, voi avete fatto tutto questo male; tuttavia non allontanatevi dal Signore, ma servitelo con tutto il vostro cuore; non ve ne allontanate, perché andreste dietro a cose vane, che non possono giovare né liberare, perché sono cose vane.” (1 Samuele 12:20-21)


Dopo che gli israeliti vengono presi dalla paura e si pentono per il peccato di aver chiesto a Samuele un re, arriva una buona notizia: “Non temete; è vero, voi avete fatto tutto questo male; tuttavia non allontanatevi dal Signore, ma servitelo con tutto il vostro cuore; non ve ne allontanate, perché andreste dietro a cose vane, che non possono giovare né liberare, perché sono cose vane.” (1 Samuele 12:20-21)

Questo è il vangelo: anche se abbiamo peccato in modo clamoroso e disonorato il Signore terribilmente, e anche se hai un re adesso che hai ottenuto tramite il peccato, e non c’è alcun modo di tornare indietro dal quel peccato o dalle sue disastrose conseguenze che stanno per arrivare, nonostante tutto ciò, c’è un futuro e c’è speranza.

Non temete! Non temete!

Ed ecco, al versetto 22, arriva la verità cardine del vangelo: Infatti il Signore, per amore del suo grande nome, non abbandonerà il suo popolo, poiché è piaciuto al Signore di fare di voi il suo popolo.

Signore, tocca i nostri cuori

[18 Aprile]
Meditazione di John Piper

Anche Saul andò a casa sua a Ghibea e con lui andarono gli uomini valorosi a cui Dio aveva toccato il cuore. (1 Samuele 10:26)


Pensa a quello che viene detto in questo versetto. Dio aveva toccato i loro cuori. Non una moglie, o un figlio. Non un genitore o un consulente. Ma Dio in persona.

L’Unico con un potere infinito nell’universo. L’Unico con autorità infinita, saggezza infinita, amore infinito, bontà infinita, purezza infinita e giustizia infinita. Lui aveva toccato i loro cuori.

Come fa la circonferenza di Giove a toccare il bordo di una molecola? O ad entrare nel suo nucleo?

Il tocco di Dio è meraviglioso, perché è un tocco vero. È una vera connessione. Vuol dire che il cuore è meraviglioso. Vuol dire che Dio è meraviglioso. E che il suo tocco reale è altrettanto spettacolare.

Agli uomini valorosi di cui parla il versetto non era stata rivolta la parola. Non erano solamente mossi da un’influenza divina. Non erano in vista o conosciuti. Ma Dio, con condiscendenza infinita, ha toccato i loro cuori. Dio era così vicino; e loro non sono stati consumati dalla sua potenza.

Amo quel tocco. Lo desidero sempre di più. Per me stesso e per tutti voi. Prego che Dio mi tocchi in modo sempre nuovo per la sua gloria. Prego che tocchi tutti noi.

Oh, che meraviglioso è il tocco di Dio! Se arriva con il fuoco, che così sia. Se arriva con l’acqua, va bene. Se viene con il vento, che venga pure, oh mio Signore. Se viene con i tuoni e i fulmini, prostriamoci davanti ad esso.

Signore, vieni. Vieni così vicino. Brucia, bagna, soffia e scoppia. Piccolo o grande, vieni. Vieni fino a noi e tocca i nostri cuori.

Abbracciare Gesù

[17 Aprile]
Meditazione di John Piper

Perché questo è l’amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. (1 Giovanni 5:3-4)


Il pastore e teologo del Settecento Jonathan Edwards ha dovuto lottare con questo testo e ha concluso che: “la fede salvifica implica…amore…il nostro amore per Dio ci dà la forza di superare le difficoltà che ci sono nel rispettare i comandamenti di Dio – ciò dimostra che l’amore è il fattore principale nella fede salvifica, è vita e potere di essa, e produce effetti davvero importanti.

Penso che Edwards abbia ragione e che molti testi della Bibbia supportino quello che dice.

Un altro modo per dirlo è che la fede in Cristo non è solo annuire a ciò che Dio è per noi, ma soprattutto abbracciare tutto ciò che è per noi in Cristo. “La vera fede abbraccia Cristo in qualsiasi modo la Scrittura lo presenti ai poveri peccatori.” Questo modo di “abbracciarlo” dimostra il nostro amore per Lui – un amore che lo ritiene il tesoro più importante, al di sopra di ogni altra cosa.

Perciò non c’è contraddizione tra 1 Giovanni 5:3, che dice che il nostro amore per Dio ci da la capacità di ubbidire ai suoi comandamenti, e il versetto 4, che esprime come la nostra fede vince sugli ostacoli di questo mondo, i quali vorrebbero impedirci di obbedire ai comandamenti di Dio. L’amore per Dio e per Cristo è implicito nella fede.

Il versetto 5 definisce la fede che obbedisce come quella di “colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio.” Questa fede abbraccia Gesù Cristo come la persona divina e gloriosa che egli è realmente. Non si tratta semplicemente di annuire alla verità che Gesù è il figlio di Dio, perché anche i demoni credono questo (Matteo 8:29). Credere che Gesù sia il Figlio di Dio vuole dire “abbracciare” il significato di quella verità – ovvero, essere soddisfatti con Cristo come Figlio di Dio e con tutto ciò che Dio è per noi in Lui.

“Figlio di Dio” significa che Gesù è la persona più importante nell’universo, assieme al padre. Perciò, tutto ciò che ha insegnato è vero, e tutto ciò che ha promesso sarà stabile per sempre, e la sua grandezza che soddisfa così immensamente l’anima non cambierà mai.

Credere che Gesù sia il Figlio di Dio, perciò, vuol dire fare tesoro di tutto ciò, ed esserne pienamente soddisfatti.

Misericordia per questo giorno

[16 Aprile]
Meditazione di John Piper

Le sue compassioni infatti non sono esaurite, si rinnovano ogni mattina. Grande è la tua fedeltà! (Lamentazioni 3:22-23)


La misericordia di Dio si rinnova ogni mattina ed è sufficiente per l’intera giornata.

Ecco perché tendiamo a disperarci quando pensiamo che dobbiamo affrontare le difficoltà del domani sulla base delle risorse di oggi. Dio vuole che sappiamo questo: non c’è bisogno di disperarci. La misericordia che ci è stata donata oggi è per i problemi di oggi. Quella che ci verrà donata domani, per i problemi di domani.

Talvolta ci chiediamo se la misericordia ci sosterrà durante i periodi di dura prova. Si, sarà così. “Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi” (1 Pietro 4:14). Quando l’insulto arriva, arriva anche lo spirito di gloria. È successo anche a Stefano, mentre veniva lapidato. E accadrà anche a te. Quando lo Spirito e la gloria sono richieste, allora arriveranno.

Nel deserto la manna veniva data una volta al giorno. Non la si poteva conservare e accumulare. È nello stesso modo che dobbiamo dipendere dalla misericordia di Dio. Non riceveremo oggi la forza di cui abbiamo bisogno per sopportare i pesi di domani. La misericordia di oggi ti viene data per i problemi di oggi.

Domani le compassioni di Dio saranno rinnovate. “Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, nostro Signore” (1 Corinzi 1:9).

Non essere come il mulo

[15 Aprile]
Meditazione di John Piper

Non siate come il cavallo e come il mulo, che non hanno intelletto, la cui bocca bisogna frenare con morso e con briglia, altrimenti non ti si avvicinano! (Salmo 32:9)


Immagina il popolo di Dio come una fattoria con tutti i tipi di animali. Dio ha cura dei suoi animali, gli mostra dove devono andare, e gli fornisce una stalla per la loro protezione.

Ma c’è un animale in questa fattoria che dà a Dio un sacco di problemi, ovvero il mulo. È stupido, testardo, e non sai davvero quale delle due cose venga prima – la sua testardaggine o la sua stupidità.

Ora, il modo che piace a Dio di fare entrare tutti i suoi animali dentro la stalla, in modo che abbiano nutrimento e riparo, è insegnandogli il proprio nome e chiamandoli per quel nome. “Io ti istruirò e ti insegnerò la via per la quale devi camminare” (Salmo 32:8).

Ma il mulo non risponde a queste istruzioni. Non capisce. Allora Dio prende il suo pick-up, va nel campo e mette il morso e la briglia all’asino, lo attacca al veicolo e lo trascina fino alla stalla anche se lui rimane a zampe tese e sbuffa per tutto il percorso.

Questo non è certo il modo in cui Dio vuole che gli animali vadano da lui per ricevere le benedizioni.

Uno di questi giorni potrebbe essere troppo tardi per quel mulo. Potrebbe venir colpito dalla grandine o da un fulmine, e dopo aver corso velocemente verso la stalla, trovare la porta chiusa.

Perciò non comportiamoci come il mulo, ma piuttosto “ogni uomo pio invochi [Dio] mentre lo si può trovare” (Salmo 32:6).

La maniera per non essere come il mulo è quello di umiliarci, di andare a Dio in preghiera, di confessare i nostri peccati e di accettare, come dei piccoli pulcini, le direzioni di Dio che portano alla protezione della sua stalla.

Prega per il Suo Nome

[14 Aprile]
Meditazione di John Piper

“Voi dunque pregate così: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome.” (Matteo 6:9)


Le scritture dicono decine di volte che Dio fa le cose a motivo del suo nome. Ma se ti chiedi che cosa muove il cuore di Dio in questi versetti, la risposta è che Dio trae gioia dal fatto che il suo nome sia reso noto.

La preghiera più importante che possiamo pregare è “sia santificato il tuo nome.” Questa richiesta a Dio farà in modo che le persone santifichino il suo nome.

Dio vuole che sempre più persone “santifichino” il suo nome ed è per questo che suo figlio insegna ai credenti di allineare le loro preghiere con questa grande passione del Padre.

“Signore, fa che sempre più persone santifichino il tuo nome”, ovvero che sempre più persone stimino, ammirino, rispettino, amino, onorino e glorifichino il suo nome. Questa è praticamente la preghiera di un missionario.

Parla alle tue lacrime

[13 Aprile]
Meditazione di John Piper

Quelli che seminano con lacrime, mieteranno con canti di gioia. Se ne va piangendo colui che porta il seme da spargere, ma tornerà con canti di gioia quando porterà i suoi covoni. (Salmo 126:5-6)


Non c’è niente di triste nel piantare dei semi. Non ci vuole più lavoro del mietere. I giorni possono essere bellissimi. Ci può essere la speranza di una grande raccolta.

Ma allora perché il salmo parla di “seminare con lacrime”? Dice che qualcuno “se ne va piangendo, colui che porta il seme da spargere”. Ma perché piangono?

Non penso che la ragione stia nel fatto che seminare sia triste, o difficile. Non penso che la ragione abbia nulla a che fare con il seminare in sé stesso. La semina è il lavoro che deve essere fatto anche quando ci sono cose nella vita che ci fanno piangere.

I campi non aspettano che il nostro dolore finisca, o che risolviamo i nostri problemi. Se vogliamo avere cibo sulla nostra tavola il prossimo inverno, dobbiamo andare nei campi e seminare, sia che piangiamo o no.
Se lo fai, la promessa di questo salmo è che “tornerai con canti di gioia quando porterai i tuoi covoni” (ovvero i fasci di spighe). Non perché le lacrime della semina producano la gioia della mietitura, ma perché la pura semina produce la mietitura; hai bisogno di ricordarti di questo, soprattutto quando le tue lacrime ti fanno tentare di lasciar perdere il tuo lavoro di semina.

Perciò, questo è l’insegnamento: quando ci sono dei lavori semplici da fare, e tu sei pieno di tristezza, e le lacrime scorrono facili e veloci sul tuo viso, continua per la tua strada e completa il lavoro anche con le lacrime. Sii realistico. Puoi dire alle tue lacrime: “lacrime, vi sento. Mi fate considerare di mandare tutto all’aria. Ma c’è un campo che deve essere coltivato (piatti da lavare, auto da aggiustare, sermone da scrivere).”

Allora puoi dire, sulla base della parola di Dio: “Lacrime, so che non sarete qui per sempre. Il fatto stesso che sto continuando a fare il mio lavoro (anche piangendo), alla fine porterà ad una raccolta di benedizioni. Perciò, vado avanti e continuo a piangere, se devo. Ma credo profondamente (non lo vedo ancora e non lo sento profondamente) – che il semplice lavoro della mia semina porterà ad una grande mietitura. E allora, le mie lacrime saranno trasformate in gioia.”

In fin dei conti, non ci perderai

[12 Aprile]
Meditazione di John Piper

Pilato disse loro: “Avete delle guardie. Andate, assicurate la sorveglianza come credete.” (Matteo 27:65)


Dopo che Gesù morì e venne sepolto, e la sua tomba fu chiusa con una grande pietra, i farisei andarono da Pilato e gli chiesero il permesso di sigillare la pietra e di mettere dei soldati di guardia al sepolcro.

Avevano cercato di fare del loro meglio – ma invano.

Non c’era speranza allora, non c’è speranza oggi e non ci sarà mai speranza. Possono provare quanto vogliono, ma le persone non potranno mai trattenere Gesù. Non possono tenerlo sepolto.

Non è difficile da immaginare: può uscire perché nessuno lo ha forzato ad entrare. È stato lui stesso a permettere di essere diffamato, tormentato, interdetto, disprezzato, maltrattato e infine ucciso.

Depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. (Giovanni 10:17-18)

Nessuno può tenerlo sepolto, perché nessuno lo ha mai sconfitto. Gesù ha deposto la sua vita quando era il momento di farlo.

Quando sembrava che fosse sepolto per sempre, Gesù stava facendo qualcosa di meraviglioso nell’oscurità: “Il regno di Dio è come un uomo che getti il seme nel terreno, e dorma e si alzi, la notte e il giorno; il seme intanto germoglia e cresce senza che egli sappia come” (Marco 4:26-27).

Il mondo pensa che Gesù sia sconfitto, fuori dai piedi; ma Gesù è all’opera nell’oscurità. “In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto” (Giovanni 12:24). Ha permesso che venisse sepolto – “nessuno me la [la vita] toglie” – e ha il potere di risorgere come e quando gli pare – “ho il potere di riprenderla.”

“Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto” (Atti 2:24). Gesù oggi ha il suo sacerdozio “in virtù della potenza di una vita indistruttibile” (Ebrei 7:16).

Per ben venti secoli il mondo ha cercato di fare del suo meglio – invano. Non possono seppellirlo. Non possono tenerlo dentro un sepolcro. Non possono zittirlo o limitarlo. Gesù è vivo e pienamente libero di andare e venire come gli piace.

Fidati di Lui e vai con lui, senza riserve. In fin dei conti, non puoi assolutamente perderci.